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L’atlante di immagini Mnemosyne mostra il risultato della concezione warburghiana della storia dell’arte come Bildwissenschaft o, come egli stesso scrisse nel 1925-26, “attraverso il lavoro-della-storia-dell’arte verso una scienza delle forme iconiche” come suo ultimo traguardo.

Per dare un esempio, si veda l’ultima pagina illustrata dell’atlante […], che accosta scene del sacramento dell’eucarestia a scene di sacrifici e di sacrifici autoinflitti, come l’immagine di un harakiri che si trova nella colonna di mezzo. Il centro di questa colonna è riempito con scene del concordato stipulato tra Papa Pio XI e Mussolini, nel maggio 1929, cui Warburg fu testimone a Roma. Egli evidenziò il contrasto tra l’abbandono dell’autorità su Roma da parte della Chiesa e l’aspetto brutale dei fascisti in occasione di un atto del più alto valore simbolico.

Particolarmente indicativa è la presentazione della pagina dell’Hamburger Fremdenblatt del 29 luglio. Un’immagine ritrae il papa in processione. Questa fotografia è affiancata all’immagine di un giocatore di golf giapponese, di un gruppo di golfisti, di un campione di golf, del sindaco, di una commissione di un porto francese, di una gara di canottaggio, di un gruppo di studenti, e poi ancora di un gruppo di giovani in procinto di partire per l’Inghilterra, di un famoso nuotatore e infine all’immagine di due cavalli da corsa. La follia di questa mescolanza di immagini era il risultato di una rivoluzione nei quotidiani di Berlino, che ebbe luogo negli anni Venti. Le immagini sovrastano, senza alcuna coerenza, lo spazio riservato al testo, trasformando la lettura di un quotidiano, quale poteva essere la Berliner Illustrierte Zeitung, in un’esperienza dadaista. Le immagini venivano scelte non tanto per il loro significato, quanto per il loro aspetto formale.

Warburg, in maniera significativa, non ritagliò la fotografia del papa, ma riportò sulla tavola dell’atlante l’intera pagina del quotidiano con i suoi folli accostamenti. Voleva trovare un senso persino in ciò che aveva definito come una “insalata di immagini” (Bildersalat). Tutte le scene ritratte, a parte quella del papa, sono “rappresentazioni consapevoli dell’eccellenza umana” […], e gli sportivi sono “forze dinamiche in competizione” […] all’interno di una “sfera di soddisfazione mondana” […]. Le immagini costituiscono il polo opposto al papa nel momento in cui rinuncia al suo regno mondano. Sebbene la processione occupi la maggior parte dell’immagine, a essa è sovrapposta la fotografia del nuotatore, che in questo modo oscura l'”hoc est corpus meum” con l’ostentazione del suo “hoc meum corpus est“. In questo modo la tensione dialettica si è trasformata in “una barbarica mancanza di stile” […]. Prendendo una fotografia all’apparenza banale altrettanto seriamente di un affresco di Raffaello, Warburg rappresentò l’essenza della storia dell’arte come Bildwissenschaft, che aveva l’obiettivo di studiare con passione libera da preconcetti anche ciò che potrebbe sembrare marginale e privo di interesse.

[Horst BredekampUna tradizione trascurata? La storia dell’arte come Bildwissenschaft (2003), tr. it. di S. Pezzano, in A. Pinotti, A. Somaini (cur.), Teorie dell’immagine. Il dibattito contemporaneo, Raffaello Cortina, Milano 2009, pp. 137-154: 144-145]