Università di Cagliari – A.A. 2023/24 – Estetica e Cultura visuale: tutti i materiali in un post

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Buon lavoro!

Zeusi e le donne di Crotone

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Nel tempo in cui erano nel loro massimo splendore e per tale motivo erano annoverati tra i popoli più felici e più ricchi d’Italia, gli abitanti di Crotone vollero arricchire di artistici dipinti il tempio di Giunone, che onoravano con un culto particolare. Ingaggiato pertanto l’eracleota Zeusi, in quel tempo ritenuto il più grande di tutti i pittori, si servirono della sua opera. […] Zeusi dunque, perché la muta immagine della dea contenesse la bellezza femminile ideale, dichiarò di voler riprodurre la figura di Elena. I Crotoniati, per aver sentito dire ch’egli superava tutti gli altri nella rappresentazione del corpo femminile, lo ascoltarono volentieri […]. Zeusi lì per lì chiese di quali mai belle fanciulle disponessero […]. «Ponete a mia disposizione» disse Zeusi «le più belle, perché io possa dipingervi quanto vi ho promesso, trasferendo nella muta immagine della dea la bellezza perfetta, desumendola da esemplari viventi». Quindi allora con regolare pubblica deliberazione riunirono in un sol luogo le fanciulle e lasciarono che Zeusi scegliesse quella che voleva. Egli ne scelse cinque. Molti poeti ne tramandarono i nomi, per aver esse superato l’esame sotto chi doveva possedere un criterio estetico perfetto, per giudicare della bellezza completa. Zeusi infatti non ritenne di poter trovare in un sol corpo tutti gli elementi di cui aveva bisogno, per rappresentare la bellezza ideale, in quanto la natura, quasi temendo che non le rimanga di che possa dotare le altre creature, se a una sola desse tutto, non porta nulla a completa perfezione, donando a chi un pregio e a chi un altro, non senza aggiungervi qualche difetto.

— Cicerone, De inventione, II, I, 1-3 [tr. it. a cura di A. Pacitti, L’invenzione retorica (Tutte le opere di Cicerone, vol. 14), Mondadori, Milano 1967, pp. 158-160].

— Eleuterio Pagnano, Zeusi e le fanciulle di Crotone (1889, GAM, Milano).

Università di Cagliari – A.A. 2023/24 – Semiotica dei Media: tutti i materiali in un post

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Buon lavoro!

Prima di Aldo Giovanni e Giacomo

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Aldo, Giovanni e Giacomo, in questo spot del 2013, non hanno inventato niente. Consapevoli o no, essi “citano” una performance del 1956 (!) di un artista giapponese, Saburo Murakami, esponente del Gruppo Gutai.

Nella performance intitolata Passing Through, eseguita a Ashiya durante la Seconda mostra di arte Gutai, Murakami lacerava 42 fogli di carta marrone, fissati su 21 pannelli, gettandovisi contro. Secondo il critico Atsuo Yamamoto,

In questo lavoro, dove rimanevano in sequenza le tracce della lacerazione, era un preciso indizio dell’unificazione di spazio e tempo in un’opera d’arte, un concetto che lo [= Murakami] aveva sempre interessato.

[A. Yamamoto, Alcuni punti di vista su Gutai, in A. Bonito Oliva (cur.), Le tribù dell’Arte, catalogo della mostra (Roma 2001), Skira, Ginevra-Milano 2001, pp. 153-197, p. 163].

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Anselm Feuerbach: la sedia e l’opera d’arte

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— Anselm Feuerbach, Medea (1870, Monaco, Neue Pinakothek).

Chi vuole comprendere un’opera d’arte e goderne, ci vada possibilmente senza compagnia e si compri una sedia, se ce ne sono a disposizione, si sieda alla giusta distanza e cerchi, restando in silenzio, di dimenticare il proprio venerabile io per almeno un quarto d’ora.
Se non arriva a capire niente, allora ritorni, e se non ha capito niente dopo otto giorni, allora si metta in pace con la coscienza: ha fatto il possibile. Se però in questo lasso di tempo comincia a fare effetto il rapporto magnetico, se prova un calore nel cuore e sente che la propria anima comincia a sollevarsi al di sopra delle certezze quotidiane e dei pensieri consueti, allora è sulla buona strada per imparare a concepire che cosa sia l’arte e che cosa essa renda possibile.
Si comprende da sé che il discorso vale solo per gallerie, chiese o spazi privati silenziosi e dignitosi.
Alle mostre i quadri non possono essere presi in considerazione; si vede solo che sono lì. Per la maggior parte dei visitatori questo può comunque bastare, ma anche per l’artista, giacché in un minuto egli vede e prende le misure più di quanto faccia un profano impiegandoci ore e giorni.

[Anselm Feuerbach, Ein Vermächtnis, Meyer & Jessen, Berlin 1912 (1878¹, post.), pp. 248-249.]